Il mastro bottaio Gerardo Cione: “La grandezza della botte, il tipo di legno, la tostatura, la porosità: tutto contribuisce a determinare il risultato finale”
La scelta della botte in cui far invecchiare un distillato è un passaggio importantissimo e fondamentale per raggiungere l’obiettivo che si è prefissati. La grandezza della botte, il tipo di legno, la tostatura, la porosità: tutto contribuisce a determinare il risultato finale. “La scelta del tipo di botte è legata al risultato finale che si vuole raggiungere – conferma il mastro bottaio Gerardo Cione – . Differenziarsi ed avere un prodotto unico è il modo migliore per essere competitivi. Questo vale anche per noi artigiani. Cerchiamo di realizzare botti tagliate in maniera sartoriale sulle esigenze della distilleria che ce le richiede. Questa è la differenza tra chi realizza botti in maniera industriale e chi, come noi, artigiani cerca di padroneggiare un’arte”.
Ultimamente su vari tipi di distillati, come ad esempio, il whisky è emersa la tendenza di usare l’acacia, un legno duro e poco poroso. “Ultimamente si tende ad usare legni più duri e poco porosi. Vale a dire l’acacia per il nuovo e il rovere per il rigenerato. Un legno molto poroso, come può essere il ciliegio, porta molto scambio con l’esterno e più ossidazione. Il che può rischiare di far perdere il sapore e l’aroma del liquore che deve invecchiare – prosegue Cione – . Allo stesso modo, una botte piccola fa assumere più in fretta il sentore del legno. Si tende ad usarla per le prove, preferendo per l’invecchiamento vero e proprio la misura barrique”. Se la tendenza per il nuovo è di usare l’acacia, sul rigenerato il rovere continua ad essere il legno più utilizzato: “Si utilizzano botti usate in precedenza per invecchiare vini pregiati come il Porto o il Marsala” conclude Cione.
Di Annarita Cacciamani