Lo stato di salute dell’export dei nostri prodotti secondo Claudio Riva di Whisky Club
Claudio Riva presidente di Whisky Club Italia ci fa una panoramica dei distillati italiani sui mercati.
Come va il mercato dei distillati italiani all’estero?
“Il brandy è in caduta libera da circa un decennio. La grappa, grazie ai ristoranti italiani nel mondo, dopo la pandemia ha avuto una forte crescita. I numeri di gin all’estero non sono alti, c’è una miriade di micro produzioni affascinanti per la vendita a km 0, ma non compatibili con l’esportazione. Cito due esempi che hanno fatto conoscere l’Italia all’estero con il gin: Malfy, acquisita da una multinazionale, grazie al legame con il limone di Sorrento ha un enorme successo commerciale, ed Engine che ha un prodotto concepito per l’esportazione. I vermouth artigianali sono sull’onda di un grande successo internazionale, così come gli amari oggi apprezzatissimi negli Usa”.
Come possiamo rafforzare l’export?
“L’Italia è famosa per la biodiversità e per la grande attenzione verso i prodotti gastronomici, questo viene riconosciuto dal mercato, come ad esempio in Val Venosta c’è la prima distilleria di whisky che vende molto all’estero, portando la ricerca delle materie prime di alta montagna”.
Quali sono i distillati italiani più apprezzati all’estero?
“Grappa, brandy e parimerito vermouth, amaro e gin”.
“L’Italia non beneficia appieno del periodo di grande interesse internazionale che c’è verso i distillati, non abbiamo quel distillato sufficientemente rock che il mercato richiede”.
Claudio Riva