Un viaggio attraverso la storia, le tipologie e anche dell’attuale momento di crisi del Marsala in compagnia del prof. Ercole Alagna
Parlare di Marsala con Ercole Alagna (enotecnico, enologo, docente di Chimica Enologica) vuol dire scoprirlo fino in fondo, nella sua autenticità, per riuscire ad apprezzarne le caratteristiche che lo rendono così speciale e, soprattutto, vero e proprio simbolo della Sicilia.
Qual è la vera storia del Marsala?
“Partiamo da un presupposto: il vino in Sicilia c’è sempre stato, tanto che Cesare era solito festeggiare i Consolati offrendo proprio vino siciliano. Le prime tracce del Marsala risalgono al 1773, quando John Woodhouse, commerciante inglese, spedisce un carico di botti di Marsala in Inghilterra. Al suo stabilimento seguono quelli di Florio, Benjamin Ingham, Hoppes e, nei primi anni Cinquanta, si contano circa 50 aziende agricole. Se fino al 1931 le normative in merito sono abbastanza confuse, quell’anno i ministri Acero e Bottai introducono la prima legge di delimitazione territoriale del Marsala, che può essere considerata la prima vera e propria Doc”.
Quante tipologie di Marsala esistono?
“Troppe, a mio avviso, perché sono ben 29 che si distinguono per colore (oro, ambra, rubino), grado zuccherino (secco, semisecco, dolce), caratteristiche produttive (Marsala Fine con 9 tipologie, Marsala Superiore con 9 tipologie, Marsala Superiore Riserva, Marsala Vergine o Soleras e Marsala Vergine o Soleras Stravecchio e/o Riserva) e invecchiamento. Inizialmente erano 5 e forse bisognerebbe tornare ai vecchi tempi, perché renderebbe più semplice anche la degustazione, oltre che la conoscenza di questo vino eccezionale”.
Perché il Marsala è in crisi?
“La produzione annua del Marsala è passata da 200-250mila ettolitri degli anni Sessanta a 80-90mila ettolitri attuali. Oggi viene considerato un prodotto vecchio, superato che non si trova più in linea con le tendenze alimentari in voga, che puntano su bevande a bassa gradazione alcolica (il Marsala più leggero conta 17°, ndr). Inoltre, la sperimentazione tipica della mixology – sicuramente originale e interessante – non valorizza particolarmente il Marsala, anzi, e questo non permette soprattutto ai più giovani di conoscerlo e apprezzarlo nella sua autenticità. Infine, avere a che fare con 29 tipologie ostacola la comunicazione, perché diventa davvero difficile spiegare ai consumatori tutte le differenze tra le varie proposte”.
Di Marica Musumarra