Secondo Bruno Pilzer “la grappa ha tutte le caratteristiche qualitative per meritarsi il rilancio sul mercato”
Bruno Pilzer è uno dei più esperti maestri distillatori italiani. Dalla Val di Cembra in Trentino le
sue grappe si sono fatte apprezzare il tutto il mondo e lui, oggi che ha 65 anni e tante
esperienze alle spalle (compresi tre mandati da Sindaco del suo paese Faver), può osservare
questo settore con grande esperienza e consapevolezza. Proprio quella che tradizionalmente
avvicina alla grappa. Ma oggi tutto cambia e vuole andare più veloce.
Un anno fa su queste pagine parlavamo di “Rinascimento della grappa” in corso: cosa è successo nel frattempo e di quale opinione è?
“Stiamo cercando tutti una soluzione per rilanciare questo distillato nazionale che ha tutte le
caratteristiche per meritarselo. Negli ultimi anni c’è stata una rivoluzione qualitativa verso la
perfezione del prodotto e tutt’oggi stiamo lavorando per alzare il livello. Però all’estero si fa
ancora fatica a farla conoscere. In questo contesto i trentenni sostengono che la miscelazione
sia la strada per il nostro rilancio. Personalmente credo che la grappa non abbia un problema di
qualità: noi distilliamo buccia, dove risiedono quantità enormi di aromi da valorizzare. E non
dimentichiamoci che il nostro prodotto è figlio di una distillazione in solido e quindi più faticosa di
chi fermenta liquidi come avviene ad esempio per il Gin”.
In un quadro di nuove tendenze di consumo tra gli alcolici, si ritiene preoccupato
dell’andamento di mercato della grappa?
“Un po’ sì. Soprattutto perché la grappa ha perso tanto negli ultimi in termini di vendite,
nonostante un grande sforzo per far crescere la qualità. A quanto pare ci dobbiamo mettere di
nuovo a testa bassa e fare ancora meglio”.
Come va con i giovani?
“Dispiace che i giovani abbiano uno stereotipo negativo verso la grappa. So bene che il nostro
sia un mondo tradizionale ma, soprattutto in Trentino, si è saputo innovare molto per facilitare
l’avvicinamento di nuovi consumatori, non necessariamente di una certa età. Però devo dire che
quando entrano da noi giovani per acquistare gin, ne approfittiamo per spiegarli bene loro cosa
rappresenti la grappa. Alla fine succede che portino via una bottiglia di grappa, anziché di gin.
Evidentemente dobbiamo ancora fare uno sforzo di comunicazione in più, unendo anche
maggiormente le forze sul piano nazionale”.
Guardiamo in casa dei cugini del vino: si parla di estirpazioni e di vini low alcool. Cosa ne pensa?
“Commercialmente prodotti ad alcool zero sono interessanti ma da distillatore mi fa molto
strano. Razionalizzare a livello qualitativo è sicuramente importante, penso che la vite debba
essere piantata dove debba stare, ma non ho la soluzione in tasca”.
La continua ricerca di innovazione e nuove idee dove vi porta oggi?
“La velocità del mondo di oggi impone di essere sempre attento all’evoluzione. Già diversi anni
fa distillavo Gin, oggi lavoro con il Rum e ovviamente la Grappa. Questo però è un mondo della
pazienza, con i suoi tempi e le sue riflessioni. “Se non finiamo di distillare oggi, finiremo domani”
mi diceva un mio maestro. Ma oggi il mondo non ragiona più così. Il mondo dei moderni di oggi
non è il mio”.